SBIRRI: Indispensabile


Sgombriamo subito il campo dai dubbi, al di là di alcune ingenuità ed altrettanti manierismi, una volta perdonato l'eccesso di retorica di alcuni raccordi narrativi e il finale troppo repentino, Sbirri splende di luce propria in un panorama cinematografico piatto e senza ambizioni. Non è un caso che ad interpretare la parte del protagonista in questo film ci sia proprio Raoul Bova, uno degli attori meno prevedibili del nostro cinema, capace da un lato di dare corpo ai sogni delle adolescenti e dall'altro di impegnarsi in ruoli difficili e desueti (due esempi per tutti: Io, l'altro e Aspettando il sole). Sbirri è un ottimo mix di realtà e finzione, unisce situazioni reali, interpretate da persone vere, ad altre create apposta a beneficio di una trama di raccordo. Da un lato quindi la storia di Matteo Gatti, giornalista impegnato in un reportage sulla droga, dopo aver perso un figlio a causa di essa (finzione) e dall'altra la polizia di Milano che combatte quotidianamente lo spaccio di stupefacenti (realtà). Girato in digitale, tutto con camera a mano, in situazioni ed ambienti reali, Sbirri compie il miracolo, catturando lo spettatore dopo soli 4 minuti di visione. Inoltre mette il dito sulla piaga della droga, illustrandone modalità, conseguenze e rischi, dipingendo una realtà inquietante e poco nota, che tocca da vicino moltissimi giovani. Diventa quindi indispensabile dare un'occasione a questo film, non solo per conoscere e capire i nostri figli, ma anche per gustarsi, una volta tanto, un coraggioso e bellissimo film italiano, merce davvero rara di questi tempi. Consigliatissimo.

LA SCENA CHE VALE IL FILM
Tutte le operazioni di polizia, ipnotizzanti.

VOTO
Se avete da 00 a 13 anni: Obbligatorio dai 10 anni in su, 10
Se avete da 13 a 20 anni:
Obbligatorio per crescere, 10
Se avete da 20 a 30 anni:
Obbligatorio per capire la realtà, 10
Se avete da 30 a 40 anni:
Obbligatorio per capire i figli, 10
Se avete da 40 anni in su:
Obbligatorio per capire i nipoti, 10

Sbirri (Italia, 2009)
Regia di Roberto Burchielli
Con Raoul Bova, Simonetta Solder.

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