JESUS CAMP: Agghiacciante


Lo chiarisco subito, da anni un film non mi suscitava così tante e tali emozioni. Jesus Camp descrive in modo calligrafico e privo di parzialità il mondo dell'integralismo cattolico evangelico. Il documentario è una delle forme cinematografiche più alte che si conoscano, l'operazione risulta tanto più pregevole, quanto il regista riesce a restituire una descrizione super partes della materia che tratta. Se i documentari a tesi sono encomiabili, quelli di Michael Moore non solo ne sono un ottimo esempio, ma hanno anche pesantemente contribuito alla diffusione di questa snobbata forma d'arte, l'assenza di qualsivoglia interferenza da parte del regista, garantisce un costante esercizio mentale a base di interrogativi, obiezioni e domande. Jesus Camp non fa eccezione e riesce a imporre una prospettiva distaccata, imparziale, un punto di vista quasi antropologico. Ne è dimostrazione il fatto che i protagonisti ritratti in questa pellicola, si sono detti estremamente soddisfatti del risultato, che a loro dire fotografa perfettamente la loro realtà. Detto questo veniamo alla materia trattata, perchè Jesus Camp assomiglia drammaticamente ad un horror. Le situazioni mostrate, l'indottrinamento al limite del fanatismo, le parole dei protagonisti e l'angoscia che nasce nello spettatore di fronte ad una rappresentazione di una realtà sconosciuta e a tratti incredibile. Difficile restare neutrali e non avanzare giudizi, da questo punto di vista risulta azzeccatissima la scelta delle due registe. Ciò che risulta chiaro è la volontà di rappresentare dei fatti, proporre un percorso, senza clamore e senza scene madri, ma cercando di mettere insieme i pezzi con meticolosa umiltà. Per lo spettatore non esiste via d'uscita, è destinato ad assistere impotente alla condanna a morte di Harry Potter e alla demonizzazione dell'aborto... Quasi impossibile non sobbalzare sulla sedia al proclamato intento di una bambina di diventare manicure per poter parlare di Gesù alle sue future clienti, impensabile non provare un brivido lungo la schiena mentre la responsabile del Campo benedice la sua presentazione Power point... Come dicevo per lo spettatore non c'è scampo, ci si scopre attoniti e di certo non rinfrancati dalla visione di Jesus Camp... una visione che resta comunque necessaria. Da vedere e rivedere.

LA TRAMA IN DUE PAROLE
Un interessante ed agghiacciante viaggio nel mondo dell'integralismo cattolico evangelico.

LA SCENA CHE VALE IL FILM
Il finale, i nodi vengono al pettine ed è impossibile non provare un brivido.

L'ANGOLO DELL'INTRIGANTE NOZIONISMO
Il film era candidato agli Oscar 2007 come miglior documentario. Purtroppo gli fu preferito quella vaccata di Una scomoda verità, docu-manifesto ecologista di unanoia mortale. Purtroppo si sa, l'Oscar è un premio politico e di certo un film come Jesus camp non avrebbe mai potuto vincere.

VOTO
Se avete da 00 a 13 anni: Vietatissimo, n.c.
Se avete da 13 a 20 anni: Bello, 7

Se avete da 20 a 30 anni: Bellissimo, 7,5
Se avete da 30 a 40 anni: Capolavoro, 9

Se avete da 40 anni in su: Agghiacciante, 8


Jesus Camp (Usa 2006)
Regia di Heidi Ewing, Rachel Grady


INVASION: Storia senza tempo...


Mi è capitato di rivedere Invasion, bello. Ad una prima visione lo avevo snobbato, invece trovo che abbia alcune frecce al suo arco. Se partiamo dal presupposto che L'invasione degli ultracorpi sia un capolavoro assoluto, dobbiamo certamente riconoscere che anche i successivi adattamenti non sono certo da buttare. Se il primo film infatti prendeva a pretesto un'invasione aliena per raccontare lo strisciante pericolo sovietico ed il secondo era un aggiornamento in salsa horror della stessa terribile invasione, è con le ultime due versioni che il discorso si amplia. Nel film diretto da Abel Ferrara, Ultracorpi - l'invasione continua, i body snatchers vanno a toccare un nervo ancora e sempre scoperto della società americana, la famiglia. La matrigna della protagonista, interpretata da una titanica Meg Tilly è la prima a mutare, ma l'intero nucleo familiare subirà perdite pesanti, a partire dall'amorevole padre fino ad arrivare all'innocente fratellino minore. Il discorso si amplierà ovviamente nel finale, quando l'invasione uscirà dal microcosmo nel quale si è sviluppata per invadere il mondo intero. Venendo dunque ad Invasion, la prospettiva muta di nuovo. Questa volta l'invasione aliena, viene vista come ottima e radicale cura alla natura umana, così violenta e selvaggia, determinata a perseguire il male e l'egoismo ad ogni costo. Nella nuova società non c'è spazio per l'individuo, non ci sono invidia e sete di potere, ma tutto scorre in pace. Al di là del valore assoluto del film, che risulta comunque ottimamente interpretato e diretto, quello che risulta ancora una volta ineccepibile, è la forza inarrestabile di una storia capace di essere adattata un milione di volte, senza perdere il suo fascino. Quello che forse risulta essere il più terrificante spunto narrativo di sempre, non sapere di chi fidarsi e quel che è peggio non potersi nemmeno addormentare, non teme il passare del tempo ed anzi invecchiando acquista sempre più vivida intensità ed inquietante attualità. Da vedere e rivedere una, cento, mille voltre, in tutti i suoi splendidi adattamente cinematografici. Per stupirsi ancora una volta e per provare ancora una volta quel brivido lungo la schiena.

LA TRAMA IN DUE PAROLE
Un organismo alieno si impossessa del corpo e dei ricordi di coloro che contagia, sostituendosi a loro durante la fase di sonno REM. Una psichiatra e suo figlio dovranno fronteggiare questa invisibile e mortale minaccia.

LA SCENA CHE VALE IL FILM
I primi sintomi della diffusione del contagio... da sempre i più inquietanti.

L'ANGOLO DELL'INTRIGANTE NOZIONISMO
I primi due adattamenti avevano un protagonista maschile (Kevin McCarthy e Donald Sutherland), mentre negli ultimi due le protagoniste sono femminili (Gabrielle Anwar e Nicole Kidman). Diversi anche i finali, L'invasionedegli ultracorpi finisce bene, Terrore dallo spazio profondo e Ultracorpi - L'invasione continua finiscono male, infine con Invasion si torna ad un happy-end, anche se piuttosto effimero. Il regista, Oliver Hirschbiegel, viene dall'interssante The Experiment, ottimo esempio di esperimento sociale a tema carcerario.

VOTO
Se avete da 00 a 13 anni: Dai 12 anni in su, fantastico, 8
Se avete da 13 a 20 anni: Bello, 7

Se avete da 20 a 30 anni: Non male, 6,5
Se avete da 30 a 40 anni: Bello, 7

Se avete da 40 anni in su: Non male, 6,5


Invasion (Usa 2008)
Regia di Oliver Hirschbiegel
Con Nicole Kidman, Daniel Craig

PELHAM 1-2-3: Ineccepibile


Recarsi in sala per assistere ad un film di Tony Scott equivale ormai ad un'esperienza mistica. Difficile respirare e addirittura pensare, durante la visione di un film del navigato regista, capace di coinvolgere completamente anima e corpo dello spettatore pagante. Diciamoci la verità, il cinema nasce anche per questo, non solo per far riflettere su questioni vitali e scottanti, ma anche per divertire. Quando il divertimento poi, viene chiaramente dichiarato nelle intenzioni della pellicola in questione, allora non si può non provare empatia e simpatia per questo tipo di pellicole usa e getta. Grande valore aggiunto di questa operazione, l'interpretazione umanissima ed intensa di Denzel Washington, la guascona professionalità di John Turturro, la simpatia di James Gandolfini e la seducente follia di John Travolta. Il vero asso nella manica del film è però il film stesso, che procede spedito, velocissimo, sparato come un proiettile verso una conclusione onesta e senza sbavature, senza perdere un colpo e senza annoiare mai. Il personale ed ipertrofico stile di regia di Scott, capace di sperimentazioni da videoclip che vanno a braccetto con momenti di classicismo da storia del cinema, non molla lo spettatore nemmeno per un momento, circondandolo, avvolgendolo, ma mai confondendolo. Forse un tipo di cinema minore, ma sicuramente eccellente per un giro sulle montagne russe all'insegna del divertimento più sfrenato. La mente si scollega, il cuore batte da solo e alla fine le luci si accendono, uno sguardo all'orologio... però, sono già passati 100 minuti. Non male, non poco, avercene di film così.

LA TRAMA IN DUE PAROLE
Un gruppo armato prende in ostaggio un vagone della metropolitana, la città di New York ha un'ora di tempo per pagare 10 milioni di dollari.

LA SCENA CHE VALE IL FILM
Tutti i duetti verbali targati Washington-Travolta. Grande prova di due grandi attori.

L'ANGOLO DELL'INTRIGANTE NOZIONISMO
La pellicola è il remake del film del 1974 Il colpo della metropolitana, con walter Matthau e Robert Shaw e diretto da Joseph Sergent. Tony Scott e Denzel Washington hanno lavorato insieme quattro volte. L'inizio del loro sodalizio artistico fu Allarme rosso, action con Gene Hakman ambientato in un sottomarino. Oltre al confuso e deludente Deja-vu, i due hanno lavorato insieme nel bellissimo Man of fire, action-drama in cui Washington da il meglio di se interpretando un'autodistruttiva e furiosa guardia del corpo. Personalmente, due sono i cult diretti da Tony Scott. Il regista del becero Top Gun e del pessimo Revenge, ha dato il meglio di se ne L'ultimo Boy scout, divertentissimo action con un fantastico Bruce Willis. Non solo, riesce difficile credere che lo stesso uomo che ha sputtanato la figura di Axel Foley (Eddie Murphy) in Beverly Hills cop 2 e ha contribuito alla discutibile fama di Tom Cruise, facendogli interpretare l'imbarazzante Giorni di tuono, possa anche dirigere il meraviglioso Una vita al massimo, storia d'amore e morte con Christian Slater, Patricia Arquette, Dennis Hopper e Cristopher walken. Menzione d'onore per il teso Nemico pubblico e Spy game, entrambi ottimi film.

VOTO
Se avete da 00 a 13 anni: Dai 12 anni in su, fantastico, 8
Se avete da 13 a 20 anni: Bellissimo, 8

Se avete da 20 a 30 anni: Molto bello, 7
Se avete da 30 a 40 anni: Ineccepibile, 7

Se avete da 40 anni in su: Non male, 6,5

Pelham 1-2-3 (The taking of Pelham 1-2-3, Usa 2009)
Regia di Tony Scott
Con Denzel Washington, John Travolta, John Turturro, James Gandolfini



GENERAZIONE 1000 EURO: Purtroppo superficiale


Il problema del mondo del lavoro, il precariato, i contratti a termine e di formazione, la difficoltà dei giovani d'oggi a trovare un impiego adeguato alle loro competenze, il malessere derivante da un sistema che premia l'arrivismo, l'estrema flessibilità e l'arroganza... Di tutto questo e di altro ancora avrebbe potuto raccontare Generazione 1000 euro, decidendo invece di sfiorare con estrema leggerezza tali problematiche e concentrandosi sull'eterna ricerca della felicità, che in questo film coincide con la ricerca dell'amore vero. Occasione mancata quindi, ma non solo, l'intera operazione risulta boicottata dal buonismo della sceneggiatura e francamente alla lunga risulta assai irritante. Pur riconoscendo una certa simpatia ai protagonisti e pur strappando qua e là qualche risata, il film resta fermo al palo, mentre la vita vera gli passa a fianco solo sfiorandolo. Nel dettaglio risulta particolarmente imbarazzante pensare che il protagonista, pur restando intrappolato nella sua condizione di precario, ritrovi il sorriso ed affronti la vita con rinnovato ottimismo, solo per il fatto di aver coronato il suo sogno d'amore. Come a dire: è vero sono un laureato malpagato che fa un lavoro che odia, però non importa, anzi che me ne frega, ora sono felice perchè ho trovato la fidanzata, il sole splende e la vita non fa più schifo...ma per carità!
Se volete dunque assistere alla solita minestra riscaldata, piena zeppa di battute simpatiche, ma da gustare senza riflettere troppo, allora questo è il vostro film. Di contro, se siete alla ricerca di responsabilità e approfondimento, non vi resta che noleggiare Tutta la vita davanti del buon Paolo Virzì, altrimenti lasciate perdere, il buon cinema sta da tutta un'altra parte.

LA TRAMA IN DUE PAROLE
Vita e disavventure di Matteo, laureato in matematica e impiegato con contratto a termine presso un'azienda che odia, con un compenso da fame.

LA SCENA CHE VALE IL FILM
In questo caso una battuta: "Stiamo attraversando l'unico periodo nella storia di questo paese in cui la gente ritorna in Molise, invece che lasciarlo".

L'ANGOLO DELL'INTRIGANTE NOZIONISMO
Alessandro Tiberi (il protagonista) si è fatto le ossa nella serie cult Boris, geniale operazione targata sky, che raccontava vizi e virtù, fatti e misfatti di una fiction italiana. Nel cast figura anche Carolina Crescentini, protagonista del già citato Boris e del pessimo Notte prima degli esami oggi, penoso sequel del fortunatissimo Notte prima degli esami. Il regista di Generazione 1000 euro, altri non è che Massimo Venier, fattosi le ossa dietro la macchina da presa dei film di Aldo Giovanni e Giacomo.

VOTO
Se avete da 00 a 13 anni: Che palle, 4
Se avete da 13 a 20 anni: Carino, 6

Se avete da 20 a 30 anni: Carino, 6
Se avete da 30 a 40 anni: Già visto, 4

Se avete da 40 anni in su: Già visto, 4


Generazione 1000 euro (Italia 2009)
Regia di Massimo Venier
Con Alessandro Tiberi, Francesco Mandelli, Carolina Crescentini.

DRAG ME TO HELL: Già visto...


Essere appassionati di horror è la peggior sventura che possa capitare ad un cinefilo. Il genere appena citato infatti, da un lato spinge l'affezionato sostenitore a divorare pellicole di ogni tipo e dall'altro gli rifila puntuali e cocenti delusioni. Purtroppo non fa eccezione l'ultima fatica di Sam Raimi che pur essendo un dannato geniaccio, di certo non lo si può definire un maestro dell'horror. Non dimentichiamo infatti che solo il suo primo film (La casa- Evil dead) lo si può definire tale (e già la definizione gli va alquanto stretta), quelli che sono seguiti assomigliavano a ben altro. Evil dead 2 sembrava un cartone animato (vena dichiaratasi apertamente nel terzo capitolo della saga), Darkman era un dramma umano che andava a braccetto con l'azione, The gift era un thriller dalle tinte soprannaturali (ma di certo non un horror) ed infine tutti gli altri film del regista spaziavano dal western (Pronti a morire) al noir (Soldi sporchi) fino al blockbuster (la saga di Spiderman). Drag me to hell ha tutti gli elementi per essere un buon film, spaventa senza trucchi e colpi bassi, la protagonista è umana, fragile, opportunista e credibile, infine dispensa tanto divertimento. Purtroppo in mezzo a tutti questi lati positivi c'è un grande lato negativo: la trama. Vi ricordate quello che vi ho detto all'inizio? L'appassionato è onnivoro e divora di tutto con estrema ingordigia. Capita dunque che la passione per il genere, porti l'affezionato a dare uno sguardo agli scritti di un talentuoso emergente di nome Stephen King. Questo discreto imbratta fogli, molti anni fa ha partorito un libro chiamato L'occhio del male, diventato anche un film, la cui trama era la fotocopia esatta di quello che racconta Drag me to hell. Le differenze ci sono, per carità, ma se l'opera di King era dannatamente intelligente e aveva un finale esagerato, non si può dire altrettanto del film di Raimi, schiavo di una piatta e telefonata banalità. La domanda quindi è una soltanto: come diavolo si fa in pieno 2009 produrre e dirigere un film identico all'opera dello scrittore più famoso del genere horror e anzi uno dei più famosi al mondo in assoluto? Come diavolo si fa a spacciare per proria un'idea letteralmente rubata a un altro? In conclusione, come si può pompare questa pellicola di serie c come il grande ritorno di Sam Raimi all'horror, spacciandolo per un evento epocale, quando invece andrebbe nascosto sotto al tappeto e celato agli occhi del pubblico pagante? Risposta: Perchè sembra non esserci ormai limite alla vergogna di un sistema corrotto e malato, che non fa che ripetere se stesso all'infinito, centrifugando idee stanche e ignorando le parole decenza e rispetto. DRAG SAM TO HELL.

LA TRAMA IN DUE PAROLE
Una giovane impiegata viene maledetta da una vecchia zingara perchè non le ha concesso una proroga sul pagamento del mutuo. Saranno dolori.

LA SCENA CHE VALE IL FILM
La seduta spiritica, con tanto di gustosa citazione da La casa.

L'ANGOLO DELL'INTRIGANTE NOZIONISMO
Il capolavoro di Sam Raimi resta Soldi sporchi con Bill Paxton e Billy Bob Thornton, storia di soldi, sangue ed amore fraterno, disperato e bellissimo. Un amore particolare mi lega anche a Darkman, cupa storia d'amore, di una bellezza sconcertante. La scena invece che rivedrei all'infinito, è il finale de L'armata delle tenebre, con la mitica battuta: "Mi chiamo Ash, reparto ferramenta"GENIALE. Il vero scivolone del regista è da identificarsi nel terribile Gioco d'amore, con un Kevin Costner ormai sul viale del tramonto, commedia romantica sullo sfondo del mondo del Baseball, francamente indecifrabile.
L'attore feticcio di Sam Raimi, Bruce Campbell, è famossissimo in America, grazie ai film della serie Evil dead e al suo maestoso ruolo di Elvis nel bellissimo Bubba ho tep, inedito in Italia. Sempre Campbell, ha messo in ridicolo la sua "icona" con un paio di apprezzatissimi libri e dirigendo un film molto divertente dal titolo My name is Bruce. La trama vede il risveglio di uno spirito guerriero cinese in una sonnacchiosa cittadina rurale, un adolescente appassionato dei film di Campbell, decide di chiedere l'aiuto dell'attore per sconfiggere lo spirito.

VOTO
Se avete da 00 a 13 anni: Bellissimo, 8

Se avete da 13 a 20 anni: Bello, 7

Se avete da 20 a 30 anni: Carino, 6
Se avete da 30 a 40 anni: Già visto, 5

Se avete da 40 anni in su: Non fa per me, 4


Drag me to hell (Usa 2009)
Regia di Sam Raimi
Con Allison Lohman, Justin Long


GI JOE: Perchè tanto odio...


Buongiorno, mi presento, mi chiamo Stephen Sommers e sono un regista. Sì lo so, forse alcuni di voi penseranno che l'appellativo di "regista" sia un pò eccessivo, ma io mi ritengo tale e come tale mi faccio chiamare. Detto questo, mi trovo in una situazione quantomeno imbarazzante. Dovete sapere che è appena uscito nelle sale il mio ultimo film, GI JOE, bene, non crederete alla marea di critiche che mi sono cadute addosso. Ora, io ho le spalle larghe, ma veramente non capisco cosa si aspetti da me la critica ufficiale. Basta dare un occhiata al mio curriculum per capire che non sono di certo Bergman, veramente ragazzi pensavate di trovare una profonda introspezione psicologica in un film diretto da colui che ha regalato al mondo La mummia 1 e 2 ? Alzi la mano chi ha varcato la soglia della sala aspettandosi qualcosa di più di botte da orbi ed esplosioni allo stato brado. Ragazzi, se qualcuno cercava il bel dialogo e la metafora, probabilmente ha sbagliato sala. Isomma non scherziamo, Deep Rising era un film talmente cazzaro che aveva proprio lì il suo punto di forza, i già citati film della mummia non erano altro che un divertimento ed infine non scordiamoci di Van Helsing. Ditemi come si fa a sperare che GI JOE sia un film di spessore sapendo che l'ho fatto io, il regista di Ven Helsing? Quello che voglio dire, è che io i segnali ve li avevo dati tutti, se poi voi li avete ignorati, mi dispiace, ma accanirsi così è francamente di cattivo gusto. Il mio GI JOE alla fine non è altro che un ottimo film d'azione costato milioni di dollari, ci sono tante esplosioni, molti combattimenti e anche gli ammiratori del catastrofismo possono ritenersi soddisfatti. Cavoli! Vi ho distrutto la Tour Eiffel, che altro volete di più, il mio sangue? Scusate lo sfogo, ma già è difficile fare questo mestiere con i tempi che corrono, se poi ci si mette la critica malevola e saccente, veramente non ne usciamo più. Il punto è che GI JOE è una vaccata fracassona, ma io questo faccio, vaccate fracassone, chi vuole l'impegno civile si guardi i film di quel depresso cronico di Winterbottom, chi ama i fraseggi stuzzicanti si rifugi nell'avanzato stato di geriatria di Woody Allen. Il mio film si chiama GI JOE, forse fa un pò cagare, ma di certo è molto divertente, tutti quelli che sono a caccia di qualcosa di diverso, si levino dalle palle ed escano subito dalla sala dove proiettano il mio film.

LA TRAMA IN DUE PAROLE
Un cattivo vuole conquistare il mondo, i buoni cercano di impedirlo.

LA SCENA CHE VALE IL FILM
Parigi, tutta la trasferta a Parigi è da manuale di cinema action.

L'ANGOLO DELL'INTRIGANTE NOZIONISMO
Scherzi a parte, Stephen Sommers non sarà il miglior regista di sempre ma di certo conosce la parola divertimento. La mummia 1 e 2 erano un simpatico giro sulle montagne russe e Van Helsing (stroncatissimo) non era solo quello ma anche un caloroso omaggio ai vecchi mostri della Universal. Personalmente il suo capolavoro resta Deep Rising, con un fantastico, immarcescibile, sublime, gigantesco Treat Williams. Il film non è altro che un piccolo b-movie, ma ha il grande pregio di non prendersi mai sul serio e questo lo rende irresistibile. Da rivalutare.

VOTO
Se avete da 00 a 13 anni: Capolavoro, 10
Se avete da 13 a 20 anni: Divertentissimo, 9
Se avete da 20 a 30 anni: Carino, 7
Se avete da 30 a 40 anni: Spassoso, 6
Se avete da 40 anni in su: Mah!?, 4

GI JOE (Usa 2009)
Regia di Stephen Sommers
Con Dennis Quaid, Sienna Miller

E VENNE IL GIORNO: Finalmente


Finalmente! Shyamalan finalmente conferma il suo talento. Capiamoci, il ragazzo è dotato di indubbie capacità, un grandissimo senso della regia e dell'inquadratura, un ottimo occhio classico e una certa capacità di scrittura, con una tendenza al colpo di scena che non disturba. Il nostro ha suscitato l'entusiasmo delle folle grazie a Il sesto senso, film che ha trasceso se stesso, diventando un vero e proprio metro di paragone per le pellicole di quel tipo. Purtroppo dopo tale exploit, sono seguiti Unbreakable (orribile), Signs (non male), The Village (bello) e Lady in the water (debolissimo). Ora il buon Shyamalan è cresciuto ed ha portato sullo schermo una vicenda adulta, feroce, spaventosa e violenta. Se negli altri suoi film la violenza era spesso tenuta fuori campo o comunque mascherata da ottimi movimenti di macchina al limite del virtuosismo, ora in E venne il giorno, il regista non risparmia i colpi bassi, arrivando a far saltare sulla sedia anche lo spettatore più navigato. Persone che volano dal tetto, gente che impugna pistole, fucili e spilloni acuminati, uomini impiccati, altri in pasto ai leoni e altri ancora pronti a distendersi sul prato aspettando l'arrivo del tagliaerba... questo è E venne il giorno. Nessuno sconto, nessuna tregua, la camera inquadra tutto, ipnotizzando chi guarda, letteralmente impossibilitato a staccare gli occhi da un film di grande potenza narrativa e respiro. Poco importa dunque se il finale arriva troppo in fretta e per questo risulta un pò appiccicato con lo sputo, quello che conta è il viaggio per arrivare fino a lì. Grande cinema. Non grande cinema di genere, grande cinema e basta.

LA TRAMA IN DUE PAROLE
In modo repentino ed inspiegabile gli esseri umani iniziano a togliersi la vita, uno dopo l'altro.

LA SCENA CHE VALE IL FILM
Tantissime, gli operai dai tetti, i giardinieri sugli alberi, il tagliaerba...

L'ANGOLO DELL'INTRIGANTE NOZIONISMO
SPOILER - La scena in cui vengono uccisi i due ragazzini era in realtà più lunga e più gore. Era infatti prevista un'altra inquadratura, in cui si vedeva saltare in aria la testa di uno dei due a causa del colpo di fucile. La scena era estremamente efficace, anzi troppo, infatti venne tagliata per evitare al film di ricevere un visto censura troppo severo.

VOTO
Se avete da 00 a 13 anni: Severamente vietato, N.C.
Se avete da 13 a 20 anni: Bellissimo, 8
Se avete da 20 a 30 anni: Bello, 7
Se avete da 30 a 40 anni: Bellissimo, 8
Se avete da 40 anni in su: Inquietante, 6

E venne il giorno (The happening, Usa 2008)
Regia di M.Night Shyamalan
Con Mark Walberg, John Leguizamo, Zooey Deschanel