FRANKLYN: Bello
Franklyn è un viaggio, anzi un sogno. Una rara occasione di cavalcare liberamente là dove il tempo. la materia e lo spazio cessano di essere quello che sono e si mescolano a formare qualcosa di diverso. Franklyn è un labirinto, un giro sulle montagne russe della mente umana, parla di amore, di odio, di fede, di morte, di ricerca, di fantasia e ancora di amore. Difficile da raccontare ed impossibile da spiegare, senza rivelare dettagli preziosi all'interpretazione finale, agisce come un'antica tela da restaurare, in cui i colori emergono piano piano, uno ad uno. Lento ma mai noioso, onirico ma non confuso, stratificato ma non complicato, giunge alla giusta e dolorosamente liberatoria conclusione, compiendo una necessaria analisi sulla realtà, sull'orrore, sulla vita e sull'umanità, così fragile eppure così forte. Franklyn è un accorato grido di speranza in un panorama di cinema asfittico ed autoreferenziale, una pellicola che sceglie di essere altro, anzi ha il coraggio di essere niente, mentre pellicole ben più referenziate sono indaffarate ad apparire epocali ed imperdibili. Un manipolo di protagonisti credibili e in parte fa il resto, mentre una sceneggiatura solida come la pietra compie il miracolo. In una parola bello.
LA SCENA CHE VALE IL FILM
Il finale... poetico.
VOTO
Se avete da 00 a 13 anni: No, n.c.
Se avete da 13 a 20 anni: Che palle..., 5
Se avete da 20 a 30 anni: Carino, 6
Se avete da 30 a 40 anni: Bello, 7
Se avete da 40 anni in su: Non male, 6
Franklyn (Francia 2008)
Regia di Gerald McMorrow
Con Eva Green, Ryan Phillippe
Etichette:
Drama
HOUDINI - L'ULTIMO MAGO: Inutile
Il cinema è magia. Rappresentare la magia al cinema è quantomeno ridondante. Dopo che il bravissimo Cristopher Nolan aveva piazzato una bella pietra tombale sull'argomento col suo The Prestige (da rivalutare assolutamente) e dopo che lo stupidissimo The illusionist interpretato da Edward Norton, ci aveva fatto rimpiangere i soldi spesi per il biglietto, ecco farsi largo anche in Italia, Houdini - L'ultimo mago, pellicola a dir poco inutile. Il film decide di raccontare la parte finale della vita di del grande illusionista, esaminando nel dettaglio la sua caparbietà nel dimostrare la falsità di tutto ciò che si definisce paranormale, da qui ecco entrare in scena una ciarlatana e sua figlia, decise a far cambiare idea al buon Houdini. La vicenda è talmente priva di mordente che gira a vuoto su se stessa, indecisa sulla strada del romanticismo, della spettacolarità o del sopprannaturale, provocando inevitabile nausea anche allo spettatore più appassionato. Se Guy Pearce fornisce un'interpretazione appena sufficiente, il vero mistero del film è la presenza di Catherine Zeta-Jones, ostinata attricetta che ancora non si decide a dedicarsi all'onorabile carriera di casalinga. In conclusione Houdini... arriva fuori tempo massimo a raccontare, male, una storia forse poco conosciuta, ma di certo molto noiosa. Forget it.
LA SCENA CHE VALE IL FILM
Il finale, una buona occasione per dare un'occhiata ad alcuni vecchi e belli cinegiornali.
VOTO
Se avete da 00 a 13 anni: Noioso, 4
Se avete da 13 a 20 anni: Noioso, 5
Se avete da 20 a 30 anni: Noioso, 5
Se avete da 30 a 40 anni: Noioso, 4
Se avete da 40 anni in su: Noioso, 4
Houdini - L'ultimo mago (Death defying acts, Australia 2008)
Regia di Gillian Armstrong
Con Guy Pearce, Catherine Zeta-Jones
Etichette:
Forgetting
LA VITA SEGRETA DELLE API: Lacrime allo stato brado
Dakota Fanning è tornata ed è più spietata che mai. Dopo aver estorto con la forza lacrime agli spettatori di mezzo mondo, grazie al patetico (e pietoso) Mi chiamo Sam e dopo aver commosso perfino i dittatori più spietati del globo grazie ad un paio di film in cui recitava fianco a fianco con cavalli e maiali, eccola tornare armata di una confezione formato famiglia di cleenex e questa volta non avrà pietà per nessuno. Non importa la vostra età, il vostro credo, la vostra razza, La vita segreta delle api non risparmia nessuno, ponendosi come unico obbiettivo, quello di inondare le sale cinematografiche di un fiume di lacrime. Nessun colpo basso viene risparmiato in questo zuccherino filmaccio, omicidio, suicidio, speranza, amore, infanzia, razzismo, intolleranza, apicoltura, crescita, dubbi e solidarietà femminile, andando a comporre una specie di bignami del fazzoletto. Capiamoci, non ho nulla contro un catartico pianto liberatore, personalmente sono uno che si commuove molto facilmente al cinema, odio però quando quelle lacrime mi vengono ficcate negli occhi a forza. Amo commuovermi e piangere in modo spontaneo, per il finale di Gran Torino o per quello di the Wrestler, per esempio, non solo, andando più indietro nel tempo Mary Poppins è un film capace di ridurmi ad un mucchietto d'ossa singhiozzante, così come il finalone di Nuovo cinema Paradiso... ma qui siamo su di un pianeta arido, deserto e senza vita, dove regna solamente il nulla. Hate it.
LA SCENA CHE VALE IL FILM
Non saprei proprio, è tutto sbagliato.
VOTO
Se avete da 00 a 13 anni: Molto Noioso, 3
Se avete da 13 a 20 anni: Noioso, 4
Se avete da 20 a 30 anni: Alla mia ragazza è piaciuto, 5
Se avete da 30 a 40 anni: Troppe lacrime, 5
Se avete da 40 anni in su: Bello, 6
Se avete da 00 a 13 anni: Molto Noioso, 3
Se avete da 13 a 20 anni: Noioso, 4
Se avete da 20 a 30 anni: Alla mia ragazza è piaciuto, 5
Se avete da 30 a 40 anni: Troppe lacrime, 5
Se avete da 40 anni in su: Bello, 6
La vita segreta delle api (The secret life of bees, Usa 2008)
Regia di Gina Prince-Bythewood
Con Dakota Fanning, Queen Latifah, Alicia Keys, Paul Bettany
Etichette:
Hate it
ROCKnROLLA: Simpatico, ma in fondo disonesto
Pur provando una sensazione di piacere alla fine della visione del nuovo lavoro di Guy Ritchie, non si può far a meno di notare come il nostro, tenda a reiterare all'infinito lo stesso film, mantenendo praticamente intatti generi e situazioni. C'è sempre qualcuno che frega qualcun altro, qualche povero cristo che finisce ammazzato ed immancabili e puntuali come le tasse anche questa volta non mancano una pletora di sequenze divertenti ed un pizzico surreali, vero marchio di fabbrica per questo tipo di produzioni. Si ride, ci si diverte, si fa il tifo per i buoni, si appagano pancia e cervello, si esce dal cinema soddisfatti e la mattina dopo già non si ha più ricordo alcuno del film. Il vero limite del nuovo lavoro di Guy Ritchie è proprio questo, crogiolarsi in una confortevole passeggiata nei luoghi comuni di un genere ormai esausto, voler riproporre a tutti i costi temi già codificati e digeriti, ad un pubblico forse frastornato, ma di certo non imbecille. RocknRolla diverte ed intrattiene con la sua furbizia e la sua spavalderia, ma alla fine della fiera, quando si accendono le luci in sala, il sospetto di essere stati presi per i fondelli si fa largo nella mente degli spettatori paganti. Rimangono nella memoria la prima rapina ai danni dei corrieri russi (veramente esilarante) e una manciate di altre sequenze, il minimo sindacale per impedire una rivolta di popolo con destinazione la cassa del cinema. La promessa finale di un seguito, dal titolo The real RocknRolla, in grado di chiudere tutti i buchi narrativi lasciati aperti, non fa altro che aumentare la rabbia dello spettatore, spossato dalla simpatica e dilagante tendenza a spezzare i film in due parti, per la gioia del portafoglio di tutti. Come i suoi protagonisti, simpatico, ma in fondo disonesto.
LA SCENA CHE VALE IL FILM
La prima rapina ai danni dei corrieri russi.
VOTO
Se avete da 00 a 13 anni: Piuttosto violento, n.c.
Se avete da 13 a 20 anni: Bellissimo, 8
Se avete da 20 a 30 anni: Bello, 7
Se avete da 30 a 40 anni: Già visto e rivisto, 5
Se avete da 40 anni in su: Non importa..., 4
RocknRolla (Uk, 2008)
Regia di Guy Ritchie
Con Gerard Butler, Tom Wilkinson
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Commedia/Azione
WOLVERINE: Senza infamia e senza lode
Si vede, si gusta e si dimentica in fretta questo filmetto sfizioso tutto incentrato sulle gesta dell'affascinante Wolverine. Eppure nulla c'è che non va in questa macchina per fare quattrini, Hugh Jackman è impeccabile come al solito, gli effetti speciali ci sono quasi tutti, i titoli di testa sono splendidi, i conti tornano e il tutto si riallaccia magnificamente a quanto visto in X-men. C'è tutto quindi, eppure manca qualcosa. Siamo sempre lì, l'anima latita e il rumore prodotto dagli addetti della Fox mentre contano gli incassi, a lungo andare infastidisce. La sensazione di fronte a blockbuster spacca tutto come questo è sempre quella di aver la netta sensazione di percepire le ragioni che hanno portato al prodotto finale. Se il trovarsi di fronte ad un film precotto è giustificabile con il sacrosanto intrattenimento, d'altro canto risulta impossibile tollerare un film studiato a tavolino in modo scientifico per produrre denaro. In questo modo si annulla completamente la poesia e l'anima del cinema. Wolverine è un film perfetto, impeccabile, divertente e pieno di ottime scene d'azione, eppure fallisce nel lasciare un segno tangibile del suo passaggio, risultando alla fine della fiera come un lungo spot del personaggio impersonato da Hugh Jackman. Non si tratta di un brutto film, ma di una pellicola talmente piena di tutto, che alla fine non lascia niente. Allo spettatore non resta che raccogliere le ceneri di una fenice bruciata troppo in fretta, pronta a lasciare il posto ad un'altra. Dopotutto si tratta di un ottimo esempio di cinema dei giorni nostri.
LA SCENA CHE VALE IL FILM
Su tutte i titoli di testa....bellissimi.
VOTO
Se avete da 00 a 13 anni: WOW, 8
Se avete da 13 a 20 anni: WOOOW, 8
Se avete da 20 a 30 anni: WOW, 9
Se avete da 30 a 40 anni: Insomma..., 5
Se avete da 40 anni in su: No, 4
Wolverine (Usa 2009)
Regia di Gavin Hood
Con Hugh Jackman, Liev Schreiber
Etichette:
Action/Fantascienza
THE FAST AND THE FURIOUS: Azione a rotta di collo
Basterebbe l'inizio. Auto rombanti e azione a rotta di collo, Vin Diesel duro e massiccio più che mai, fuoco e fiamme, sudore, lacrime e applausi a scena aperta. Di certo chi guarda questo film non va in cerca di introspezione e sfumature, ma vuole muscoli, donne e olio per motori. Stiano tranquilli tutto coloro che hanno appeso in camera un poster di Dominick Toretto, il nostro è tornato ed è in grandissima forma. Fast & Furious è un film che fila via liscio come l'olio di cui è zeppo, senza fermarsi troppo a riflettere, ma abbandonandosi completamente all'azione più plateale e spettacolare. Non storciamo il naso, il cinema può e deve essere anche questo, evasione e spettacolo senza secondi fini. Dietro alle scorribande automobilistiche dei due scatenati protagonisti, c'è tutta la magia del cinema d'intrattenimento e una sfacciata e muscolare goliardia tutta maschile. La trama è poco più di un pretesto, il resto sono corse scatenate col diavolo alle calcagna su ogni possibile tipo di terreno percorribile, auto modificate ed eroi al volante, il sogno di ogni ragazzino che si rispetti. Già me li vedo, un branco di scatenati piccoli Toretto, che si sfidano all'ultima battuta nel cortile della scuola, alla loro età io recitavo quelle di Luke Skywalker in Guerre stellari, i tempi cambiano, ma un eroe resta sempre un eroe. Fast & furious fa quello che il cinema sa fare meglio, crea un mito, alimenta una leggenda, stabilisce un modello, compito formativo indispensabile per un'arte che spesso si prende troppo sul serio. I faretti in sala si affievoliscono, un fascio di luce parte dal proiettore e la magia comincia, noi lì fermi nel buio a bocca aperta, incantati, rapiti, stregati, ormai perduti... nello spazio, nel tempo, a bordo di un'auto, nella profondità del mare, tra le stelle.
LA SCENA CHE VALE IL FILM
L'inizio e la fine sono spettacolari, ma tutte le gare del film sono da cardiopalma.
VOTO
Se avete da 00 a 13 anni: WOW, 7
Se avete da 13 a 20 anni: WOOOW, 9
Se avete da 20 a 30 anni: WOW, 8
Se avete da 30 a 40 anni: Non male, 7
Se avete da 40 anni in su: Non proprio..., 5
Fast and Furious (Usa 2009)
Regia di Justin Lin
Con Vin Diesel, Paul Walker, Michelle Rodriguez
Etichette:
Action
DISASTRO A HOLLYWOOD: Titolo perfetto
Veramente un disastro questo film, che fuori tempo massimo pretende di riflettere sul mondo del cinema e le sue leggi. Registi schizzati, star del cinema fuori controllo, agenti psicotici e produttori alla deriva, in una giostra in cui nessuno si salva e nessuno è innocente, nemmeno i cani. Il problema di questo disastro diretto da Barry Levinson, è che arriva davvero fuori tempo massimo, per una riflessione su cui aveva posto una bella pietra tombale Robert Altman con I protagonisti. Il cast è strepitoso, ma è il primo a non credere in questa operazione, recitando senza convinzione vizi e virtù di un mondo che non è quel che sembra. Una scrittura piuttosto piatta e decisamente poco organica di certo non aiuta, come non aiuta la poca cattiveria in campo. L'aver spinto un pò di più sul pedale del cinismo avrebbe giovato a questo film, che così resta uno sterile racconto a base di proiezioni pilota, festival da barzelletta, integrità artistica d'accatto e liti amorose tra ex. Il messaggio è chiaro, il cinema non osa più, lo spettatore stesso è addomesticato, quasi addormentato, gli studi approfittano di questo status e continuano a crogiolarsi nella banalità, mettendo al bando tutto ciò che tutela un'integrità artistica, un'identità autoriale, una dignità cinematografica. Noioso, bolso a tratti pedante, scolastico e telefonato. Hollywood ha vinto ancora.
LA SCENA CHE VALE IL FILM
La proiezione pilota.
VOTO
Se avete da 00 a 13 anni: Che palla, n.c.
Se avete da 13 a 20 anni: Carino, 6
Se avete da 20 a 30 anni: Carino, 6
Se avete da 30 a 40 anni: Carino, 6
Se avete da 40 anni in su: Carino, 6
Disastro a Hollywood (What just happened? Usa 2008)
Regia di Barry Levinson
Con Robert De Niro, Bruce Willis, Sea Penn
Etichette:
Comedy-Drama
MIDNIGHT MEAT TRAIN: Non male
Ho letto e amato i libri di Clive Barker ai tempi del suo debutto alla regia con Hellraiser, ho apprezzato Cabal (libro e film), ma più di ogni altra cosa trovavo assolutamente geniali quelli che lui chiamava Libri di sangue. In quelle raccolte ho trovato alcune delle novelle più malate e sudicie che mi sia mai capitato di leggere, roba da far impallidire il buon Stephen King. Poi come capita spesso, tutto è finito e il talento di Barker si è orientato verso il fantasy e verso opere-mostro sempre più voluminose. Ora molti e molti anni dopo, qualcuno si è ricordato di un piccolo e terrificante racconto tratto dal primo di quei libri dal titolo Macelleria mobile di mezzanotte e ne ha fatto un film. Se dovessi dare ascolto all'adolescente che sta nascosto in me, dovrei gridare di giubilo e premiare questa operazione con il massimo dei voti, cercando invece di conservare un minimo di obbiettività, superiamo l'effetto placebo della nostalgia e vediamo di fare un pò di chiarezza. Senza stracciarsi le vesti e gridare al miracolo, questo film (che in italiano porta il raccappricciante titolo di Ultima fermata: l'inferno) fa il suo sporco lavoro fino in fondo, mantenendo l'orrore e la tensione che promette. Il vero problema è il larghissimo uso degli effetti in cgi, che pur essendo ben realizzati, non reggono il confronto con quelli artigianali (un esempio su tutti, guardatevi Alta tensione e stupite di fronte ai supremi fx di Giannetto De Rossi), capisco benissimo che il mondo del cinema si è evoluto, però a tutto c'è un limite. Sono comunque dettagli, l'appassionato infatti troverà pane per i suoi denti affilati, suspance a tonnellate, sangue a secchiate e duelli all'ultimo trancio di filetto. A parte qualche lungaggine perdonabile nella parte centrale, il film fila via dritto come il treno del titolo, titillando i palati degli appassionati e regalando un bellissimo finale, cattivo e bastardo quanto basta. Timidamente consigliato.
LA SCENA CHE VALE IL FILM
Il finalone, gli ultimi venti minuti sono davvero belli.
VOTO
Se avete da 00 a 13 anni: Assolutamente no, n.c.
Se avete da 13 a 20 anni: Non male, 7
Se avete da 20 a 30 anni: Interessante, 7
Se avete da 30 a 40 anni: Interessante, 7
Se avete da 40 anni in su: Troppo violento, 6
Ultima fermata: l'inferno (Midnight meat train, Usa 2008)
Regia di Ryuhei Kitamura
Con Bradley Cooper, Vinnie Jones
Etichette:
Horror
GLI AMICI DEL BAR MARGHERITA: Pupi's Memories
Strano regista Pupi Avati, davvero strano, ogni suo film è un'incognita, una scommessa con lo spettatore. Chi ricorda La casa dalle finestre che ridono e Zeder, saprà a cosa mi riferisco, il buon Pupi infatti non disdegna l'horror (come nei due film appena citati), il film in costume (I cavalieri che fecero l'impresa) e soprattutto ama crogiolarsi nei ricordi dei tempi che furono (Una gita scolastica, Il cuore altrove). Gli amici del bar Margherita è l'ultimo capitolo di questa personalisima autobiografia cinematografica del regista bolognese, un film fortemente connotato dal tipo di umanità che affollava i pensieri dell'allora giovane cineasta. Chi fa cinema è per vocazione tentato di mettere la propria vita nel proprio lavoro, ma qui si esagera. Gli amici del bar Margherita infatti, è un insieme molto gradevole di siparietti e di piacevoli caricature, una collezione di delicati ritratti che difficilmente interesserà coloro che vivono fuori dalle mura della dotta Bologna. Il limite è proprio quello di non raccontare una storia comunque più alta, più universale, quando Scorsese per esempio dirige Quei bravi ragazzi (CAPOLAVORO!) mette molto di se stesso e della sua infanzia nel film, senza però tralasciare la storia e senza dimenticare di far volare il cinema. Avati compie l'esercizio contrario, cercando a tutti i costi di tenere il suo cinema al guinzaglio, di farlo apparire dimesso, minimale, leggero, rischiando infine di renderlo impalpabile e sfuggente. Quello che resta finita la visione è niente altro che una fotografia, bella sì, ma sempre e comunque una semplice fotografia, una cartolina a tinte seppia di un'epoca affascinante e lontana, troppo poco.
LA SCENA CHE VALE IL FILM
Su tutte il finale, davvero giusto e toccante.
VOTO
Se avete da 00 a 13 anni: Che palle mamma..., n.c.
Se avete da 13 a 20 anni: Che palle..., 4
Se avete da 20 a 30 anni: Calligrafico, 6
Se avete da 30 a 40 anni: Seppiato, 6
Se avete da 40 anni in su: Nostalgico, 7
Gli amici del bar Margherita (Italia 2009)
Regia di Pupi Avati
Con Neri Marcorè, Diego Abatantuono
Etichette:
Comedy-Drama
DRAGONBALL EVOLUTION: Nel regno del nulla
C'era una volta uno stregone così potente, ma così potente che voleva distruggere il mondo...perchè? Boh, non si sa e non importa a nessuno. Questo super stregone, brutto come Godzilla portava il terrificante nome di... Piccolo! L'unico modo per fermarlo, 7 sfere magiche, che riunite evocheranno un drago che potrà esaudire un desiderio... e così Goku, ragazzo molto occidentale con un nonno molto orientale e circondato da molti orientali, in un futuro che fa un pò quel cavolo che vuole, decide di sfidare il Piccolo e di salvare il mondo... Ecco in breve la trama di una delle più immani vaccate che il cinema di oggi abbia mai partorito, un tristo e mal riuscito mix di mistica da accatto, personaggi simpatici come una forchettata sulla coscia ed effetti speciali maledettamente invadenti. Quello che più sconcerta in questo desolante niente all'insegna del già visto, è l'innato talento del cinema di Hollywood di adattarsi e piegarsi ai gusti di tutti. Ecco dunque che in una pellicola chiaratamente dedicata ai giovanissimi (sopra i dodici anni, diventa difficile apprezzare le scorribande di Piccolo), spuntano le arti marziali, il nonno, la magia, l'amicizia, il futuro, la fiducia in se stessi e l'amore per una orientale maggiorata. Dragonball fa un gran baccano, ma alla fine della fiera sembra solo la brutta copia di Karate kid. Un triste futuro si profila all'orizzonte del cinema dedicato ai ragazzi, abbandonata la meraviglia dello spazio siderale e l'incantato mondo di maghi e cavalieri, la battaglia all'ultimo biglietto si combatte a colpi di stupidità ed ignoranza. Poveri ragazzi, povero cinema e povero Piccolo.
LA SCENA CHE VALE IL FILM
Nulla vale in questo film.
VOTO
Se avete da 00 a 13 anni: Fighissimooooo, 8
Se avete da 13 a 20 anni: Che schifo, 4
Se avete da 20 a 30 anni: Non ho parole, 4
Se avete da 30 a 40 anni: Imbarazzante, 4
Se avete da 40 anni in su: ..., 3
Se avete da 00 a 13 anni: Fighissimooooo, 8
Se avete da 13 a 20 anni: Che schifo, 4
Se avete da 20 a 30 anni: Non ho parole, 4
Se avete da 30 a 40 anni: Imbarazzante, 4
Se avete da 40 anni in su: ..., 3
Dragonball evolution (Usa 2009)
Regia di James Wong
Con Justin Chatwin, Chow Yun-Fat
Etichette:
Hate it
TORNO A VIVERE DA SOLO: E le tette che diavolo centrano?
Nostalgia grande ammaliatrice. La nostalgia è l'unica ragione per avvicinarsi a questo seguito non ufficiale di Vado a vivere da solo, vecchio film anni 80 che contribuì a lanciare la carriera "solista" di Jerry Calà. Diciamolo, con gli anni e grazie alle tv private, si è venuto a formare uno zoccolo duro di quarantenni cresciuti a suon di Disco gatto e Verona Beat, ora questa generazione orfana di eroi si ritrova davanti al dvd di casa agognando di nuovo quelle sensazioni giovanili. Torno a vivere da solo è l'occasione per rivivere quegli anni in cui "la vita era più facile e si potevano mangiare anche le fragole..." Purtroppo la delusione è cocente ed annunciata. Calà non è mai stato Kubrick, ma quello che scorre sullo schermo per un'ora e mezza è davvero imbarazzante. Imbarazzante vedere i soliti problemucci dell'Italietta per bene alle prese con corna, viagra, badanti ed omofobia, imbarazzante veder riproposte situazioni trite, ritrite, precotte e di nuovo riscaldate, ma soprattutto è davvero triste assistere all'invecchiare di Paolo Villaggio (una pena che francamente ci poteva essere risparmiata) e all'osceno accento milanese posticcio di Don Johnson. Torno a vivere da solo è tutto qui, i soliti problemi trattati con l'eleganza di un rutto e la levità di un peto. Poi arriva il finale. Dopo un capodanno a tarallucci e vino, i protagonisti si ritrovano tutti e brindano al nuovo anno, fine, titoli. Nei titoli di coda scorrono imbarazzanti immagini di Jerry Calà in un night club che balla con un manipolo di sgallettate con le tette al vento....perchè? Perchè in un film, che pur con tutti i suoi limiti, evita di cadere nella trappola tutta italiana del nudo gratuito, il finale è tutto all'insegna della tetta selvaggia? Come se il regista a film finito si fosse battuto la fronte esclamando: "Cavolo, ho scordato di far vedere un pò di mammelle...bè poco male, le infilo nel finale". Il senso è tutto lì, un cinema alla deriva, specchio di un paese alla deriva, preda di teleimbonitori, adolescenti maleducati ed adulti ignoranti... Libiiiiidine!
LA SCENA CHE VALE IL FILM
La prima volta che Don Johnson apre bocca, impossibile rimanere seri davanti al doppiaggio italiano, l'attore americanissimo, sfoggia infatti un meraviglioso accento milanese... patetico.
VOTO
Se avete da 00 a 13 anni: Diseducativo, n.c.
Se avete da 13 a 20 anni: Patetico, 4
Se avete da 20 a 30 anni: Triste, 5
Se avete da 30 a 40 anni: Che amarezza..., 4
Se avete da 40 anni in su: Che imbarazzo, 5
Torno a vivere da solo (Italia 2008)
Regia di Jerry Calà
Con Jerry Calà, Enzo Iacchetti, Tosca D'Aquino, Don Johnson.
Etichette:
Forgetting
HOME: Cupo e Bellissimo.
La famiglia è un non luogo, un organismo crudele ed onnivoro capace di distruggere, fagocitare e soffocare tutti coloro che la compongono. La disgregazione e la fuga sono le uniche vie d'uscita ad un amore opprimente, capace di annullare chiunque abbia l'ardire di avvicinarsi. Home è un film sulla famiglia, parte come una commedia nera e lentamente si trasforma in un cupo film dell'orrore. La trama è singolare e per una volta vale la pena ricordarla: l'esistenza di una famiglia qualunque viene sconvolta il giorno in cui si apre al traffico l'autostrada che passa a fianco della loro casa, quella che al principio sembra solo essere una gran seccatura, lentamente trasformerà radicalmente le vite di tutti. Raramente l'entità familiare è stata oggetto di un'autopsia così dettagliata e crudele, ancor più raramente i suoi membri sono stati vittime e carnefici nello scientifico annientamento di tutti i luoghi comuni legati ad essa. La famiglia dunque, oggetto misterioso ed insondabile, capace di dare, ma allo stesso tempo di togliere, meticolosamente, diligentemente, costantemente impegnata ad impedire la fuga di coloro che la compongono. Lettura disperata e disperante di un presente opprimente e senza speranza, in cui il nucleo familiare perde la sua importanza, la sua forza, la sua inattaccabile solidità e dove gli individui possono sopravvivere solo se separati, soli, perduti in un mare d'erba, sul ciglio di un'autostrada che porta verso l'oblio, verso il nulla, verso un altro non luogo.
LA SCENA CHE VALE IL FILM
Su tutte il finale.
VOTO
Se avete da 00 a 13 anni: Assolutamente no, n.c.
Se avete da 13 a 20 anni: Non male, 6
Se avete da 20 a 30 anni: Interessante, 7
Se avete da 30 a 40 anni: Inquietante, 7
Se avete da 40 anni in su: Inquietante, 7
Home (Svizzera, Francia, Belgio 2008)
Regia di Ursula Meier
Con Isabelle Huppert, Olivier Gourmet
Trailer italiano di Home
http://www.youtube.com/watch?v=EL6rRUI7SPM
Etichette:
Drama
SI PUO' FARE: Ben svegliata Italia
Ogni tanto il cinema italiano esce dal letargo. Si scrolla di dosso la calda copertina che gli copre occhi, bocca e orecchie, annusa l'aria, riflette con calma e finalmente partorisce un film attuale, che tratta tematiche vere e concrete. Curioso che si debba arrivare a trattare il tema della malattia mentale, per far uscire il nostro cinema dalla letargia creativa che lo assilla, come a dire che ci vogliono dei matti per abbandonare l'eterna ricerca della felicità di coppia (tema dominante del nostro cinema e che da sempre paga) e dedicarsi a problemi veri, di gente vera. Si può fare è una scheggia impazzita, capace di scardinare da solo, con l'aiuto di tanta emozione e qualche lacrima, certezze e verità consolidate. Poco importa se a tratti sembra di essere ripiombati in Qualcuno volò sul nido del cuculo, a nulla serve indovinare lo svolgimento di una trama piuttosto telefonata, quello che contano sono le lacrime... Siamo sempre a questo punto, se il regista e gli attori coinvolti sono in grado di emozionare e commuovere, pur raccontando una storia banalotta e dal finale già scritto, allora il cinema ha vinto e questo basta. Se da un lato Claudio Bisio continua a regalare conferme del suo talento e della sua versatilità, un sentito applauso è da destinarsi a tutto il cast, capace di donare alla malattia mentale sfumature inedite, toccanti e mai caricaturali. Si può fare è tutto qui, in un gruppo motivato di interpreti che da corpo a sogni e bisogni di uomini e donne così uguali eppur così diversi da noi. Applausi a scena aperta dunque, per un cinema diverso, per una pellicola che per una volta, sa parlare al cuore e al cervello. Ben svegliata Italia, ora rimboccati le maniche, c'è tantissimo da fare e da raccontare.
LA SCENA CHE VALE IL FILM
Su tutte il finale, impossibile restare con gli occhi asciutti.
VOTO
Se avete da 00 a 13 anni: Dai 12 anni, 6
Se avete da 13 a 20 anni: Bello, 7
Se avete da 20 a 30 anni: Veramente bello, 8
Se avete da 30 a 40 anni: Toccante, 8
Se avete da 40 anni in su: Toccante, 8
Si può fare (Italia 2008)
Regia di Giulio Manfredonia
Con Claudio Bisio, Anita Caprioli, Giuseppe Battiston.
Trailer di Si può fare
http://www.youtube.com/watch?v=yjRKbO5m-TU
Etichette:
Drama
IO & MARLEY: Inutile
Ennesima deriva di un'industria allo sbando, Io & Marley è il parto di un cinema nevrotico, schizofrenico, insicuro ed inutile. La storia del simpatico cucciolone devastatore e del suo insicuro padrone eternamente insoddisfatto e preda delle classiche nevrosi dell'età, non solo è vecchia, ma non interessa nemmeno a nessuno. Completamente priva di mordente e con l'unico valore aggiunto di un sublime (come al solito) Alan Arkin, la pellicola cinofila gioca tutte le sue carte nelle scene in cui il cucciolone Marley mastica l'intera casa, scappa, fa la cacca, mastica ancora e scappa di nuovo, rischiando di risultare alla lunga un tantino ripetitiva. Non risparmiando nemmeno i colpi bassi SEGUE SPOILER infatti il cucciolone muore, gettando nello sconforto e nelle lacrime l'intero film FINE SPOILER il filmaccio si avvia lento alla conclusione, due ore per una storia del genere sono davvero troppe, lasciando nello spettatore una gran voglia di menare le mani. Al di là della crescente voglia di avere un gatto, durante la visione cresce anche la voglia di sapere perchè, come dice il trailer, il fatto che Io & Marley sia diretto dal regista de Il diavolo veste Prada, debba essere un valore aggiunto. Il fatto è, che come il protagonista Owen Wilson, anche il cinema americano continua a spiare se stesso dal di fuori, facendosi schiacciare dal peso delle scelte fatte e dalla china ormai presa, non esiste vera accettazione o catarsi, c'è solo voglia di fuga e di rimandare il più possibile ogni tipo di responsabilità. Guardando filmacci inutili come Io & Marley, si ha l'esatta sensazione che la nave ormai stia affondando, quello che trovo davvero irritante, è che l'orchestra continui a suonare come se niente fosse. Si salvi chi può.
LA SCENA CHE VALE IL FILM
La scena con Katleen Turner, riesce davvero difficile credere che costei sia stata la conturbante protagonista di Brivido caldo e China Blue.
VOTO
Se avete da 00 a 13 anni: Carino mamma, 7
Se avete da 13 a 20 anni: Voglio un gatto, 6
Se avete da 20 a 30 anni: Per fortuna ho un gatto, 6
Se avete da 30 a 40 anni: Vado a comprare un gatto, 5
Se avete da 40 anni in su: Mi è morto il gatto, 6
Io & Marley (Marley and me, Usa 2008)
Regia di David Frankel
Con Owen Wilson, Jennifer Aniston
Trailer italiano di Io & Marley
http://www.youtube.com/watch?v=sgyKsL9nHOs
Trailer originale di Io & Marley
http://www.youtube.com/watch?v=0UMMGNxg1Lg
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Hate it
RACCONTI INCANTATI: I tempi cambiano
Ricordo ancora con una puntina di malinconia, quando andai al cinema a vedere Explorers, innocuo filmetto diretto da Joe Dante. Ero poco più che un bambino, ricordo ancora che era sabato pomeriggio e fu la prima volta che andavo al cinema senza i genitori. Mio padre accompagnò in auto me e mio cugino Alessandro, noi emozionati, entrammo e all'uscita c'era di nuovo mio padre a prelevarci. Il film fu carino, ma soprattutto fu tutto quello che deve essere un film per un bambino, un sogno, una promessa. I tempi cambiano e per esempio guardando questo Racconti incantati mi rendo conto che ora come ora il cinema promette davvero poco e fa sognare ancora meno. Un bambino che entra in sala stringe un patto e ha un unico desiderio, restare meravigliato, stupito. Nel 2009 il cinema non stupisce più, nemmeno quello per i ragazzi, non è un commento acido, ma una presa di coscienza. Racconti incantati ha bisogno di costruire storie più o meno stupide ambientate nello spazio, nel medioevo, nell'antica Roma, mentre a Joe Dante bastavano tre ragazzini capaci di sognare le stelle. Il cinema del 2009 non è più capace di sognare le stelle, le deve toccare, se un tempo a noi bastava la promessa di poterle raggiungere, ora per accontentare i ragazzi di oggi c'è il bisogno di mostrarle sempre più accattivanti, sempre più reali. Peccato, una volta il cinema sognava in grande e ci abituava a fare altrettanto, ora i sogni sono diventati piccoli e i nostri ragazzi sognano di partecipare a X-factor. I tempi cambiano.
LA SCENA CHE VALE IL FILM
I primi tre minuti zuccherosi e il logo della Disney, sempre emozionante.
VOTO
Se avete da 00 a 13 anni: Carino, 6,5
Se avete da 13 a 20 anni: Insomma..., 6
Se avete da 20 a 30 anni: Direi di no, 5
Se avete da 30 a 40 anni: Assolutamente no, 4
Se avete da 40 anni in su: Non scherziamo, 3
Racconti incantati (Bedtime Stories, Usa 2008)
Regia di Adam Shankman
Con Adam Sandler, Guy Pearce
Trailer italiano di Racconti incantati
http://www.youtube.com/watch?v=ysYRDIU1pLM
Trailer originale di Racconti incantati
http://www.youtube.com/watch?v=NSlZmA3dAS8
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Forgetting
MOSTRI CONTRO ALIENI: Sinceramente spassoso
Proprio carino questo nuovo prodotto Dreamworks, soprattutto per una volta viene dato libero sfogo alla fantasia. Lasciandosi alle spalle quel pasticciaccio brutto di Kung-fu panda e facendosi addirittura perdonare quella mezza schifezza di Madagascar 2, Mostri contro alieni diverte senza rinunciare ai soliti ammiccamenti e alle solite citazioni, che in questo caso però hanno il sapore di un commosso omaggio. A farla da padrona infatti è la fantascienza di serie b, quei film che soprattutto durante gli anni 50 hanno proposto invasioni di formiche e ragni giganti, mantidi assassine, masse di gelatina divora carne, donne alte 50 metri e mostri di ogni razza e formato. Capiamoci, la trama non è la cosa più originale mai vista prima d'ora, ma la riproposizione di un tipo di atmosfera un pò datato, ma fortemente presente nella memoria di spettatori che come il sottoscritto, sono cresciuti con i modelli originali, risulta assolutamente vincente ed accattivante. Il resto è solita professionalità Dreamworks, ovvero battute e situazioni divertenti, personaggi simpatici e tecnica digitale ineccepibile. Il compito viene svolto alla perfezione e se è vero che la casa di produzione di Shrek e soci, da sempre difetta in cuore (in questo la Pixar la umilia), è anche vero che questa volta ci si emoziona un pò di più del solito. Forse la colpa sta tutta nell'aver fatto breccia nei nostri vecchi cuori cinefili con un insieme di personaggi troppo simili a quelli che abitavano i nostri sogni di adolescenti, oppure anche la cinica Dreamworks sta accettando il fatto che da che mondo è mondo, l'animazione non parla solo al cervello, ma anche al cuore di ognuno di noi. Noi, che forse non desideriamo altro che sederci in sala e tornare bambini almeno per un'ora e mezza. Sinceramente poi Insetto-Sauro è fantastico.
LA SCENA CHE VALE IL FILM
L'attacco al Golden Gate e tutto il finale nell'astronave.
VOTO
Se avete da 00 a 13 anni: Bello, 8
Se avete da 13 a 20 anni: Belloooo, 8,5
Se avete da 20 a 30 anni: Bello, 7
Se avete da 30 a 40 anni: Che nostalgia..., 7
Se avete da 40 anni in su: Come passa il tempo..., 6
Se avete da 00 a 13 anni: Bello, 8
Se avete da 13 a 20 anni: Belloooo, 8,5
Se avete da 20 a 30 anni: Bello, 7
Se avete da 30 a 40 anni: Che nostalgia..., 7
Se avete da 40 anni in su: Come passa il tempo..., 6
Mostri contro alieni (Monsters vs Aliens, Usa 2009)
Regia di Rob Letterman e Conrad Vernon
Trailer italiano di Mostri contro alieni
http://www.youtube.com/watch?v=Qkviyd0u9T8
Trailer originale di Mostri contro alieni
http://www.youtube.com/watch?v=7SfqWGmRffM
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Animazione
PUSH: ...e mi raccomando dopo tira lo sciacquone
In breve la trama: Al mondo esistono un sacco di persone superdotate (No, Rocco non centra), c'è chi prevede il futuro, chi sposta gli oggetti, chi condiziona la volontà altrui, chi riesce a compilare la dichiarazione dei redditi... molti di questi stanno in un'organizzazione, altri no e la combattono, tutti comunque stanno in Giappone e se le danno di santa ragione ad ogni occasione. Perchè? Nessuno lo sa e mi rendo conto che non frega niente a nemmeno a me. Push è una sarabanda di effetti speciali incorniciati in una trama sicuramente divertente ma di certo un tantino priva di significato. Il resto è solito repertorio di botti di capodanno, kung-fu d'accatto, letture del pensiero da luna-park, scontri telecinetici e pallottole fermate a mezz'aria, già visto e rivisto in centinaia di altre pellicole. E' come se il cinema fanta action degli ultimi 20 anni fosse stato frullato a velocità luce e restituito al pubblico del 2009 con una bella confezione nuova e un fiocco sgargiante, il cliente però è difficile da ingannare, si corre il rischio che poi non torni. Capisco che non sia l'obbiettivo del cinema di oggi, che se infischia del pubblico e lo prende per il naso ad ogni occasione vendendogli fumo invece che arrosto, ma sono convinto che prima o poi il gioco finirà. In conclusione, la vera chiccha, il vero valore aggiunto di questa pellicola, è poter rivedere la bambina più odiosa di Hollywood, quella Dakota Fanning che io avevo designato come morte maledetta nel fantamorto dell'anno scorso. L'irritante bimbetta, dopo aver affrontato la guerra dei mondi e Sean Penn che fa il ritardato, ora è cresciuta ed è pronta a proporsi in una nuova veste tutta luccicante di adolescente bella, dannata e provocante... Vi prego che qualcuno la abbatta, rischiamo seriamente che si riproduca. In conclusione tutto e niente, un bel vuoto pneumatico luccicante e cromato. Forget it.
LA SCENA CHE VALE IL FILM
Lo scontro al ristorante... accettabile.
VOTO
Se avete da 00 a 13 anni: Carino, 6
Se avete da 13 a 20 anni: Figo, 7
Se avete da 20 a 30 anni: Insomma..., 5,5
Se avete da 30 a 40 anni: Per carità..., 5
Se avete da 40 anni in su: Non ci siamo , 4,5
Push (Usa 2009)
Regia di Paul McGuigan
Con Colin Ford, Dakota Fanning, Djimon Hounsou
Trailer originale di Push
http://www.youtube.com/watch?v=EgB70STcqSwTrailer italiano di Push
http://www.youtube.com/watch?v=HAKwSqhX-vs
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Forgetting
THE HURT LOCKER: Perchè la Bigelow dirige così pochi film?
Ricordo ancora quando conobbi il nome di Kathryn Bigelow, ero un ragazzino che frequentava il liceo, un pomeriggio mi recai in un cinema del centro di Bologna (l'Arcobaleno 1), dove proiettavano Il buio si avvicina. Ne rimasi folgorato. Due giorni dopo tornai a vederlo, sfinivo amici e parenti raccontando trama e dettagli, soffermandomi soprattutto sull'epico finale. Cercai ed acquistai la colonna sonora dei Tangerine dream e qualche anno dopo a Parigi comprai il poster con Bill Paxton sfracellato dal tir, insomma un capolavoro, personalmente una pellicola epocale, di quelle che ti segnano la vita. Da allora in poi non ho mai tolto gli occhi dal lavoro della Bigelow sognando un altro Il buio si avvicina. Adesso parecchi anni dopo esce The hurt locker, film di guerra, sulla guerra e sugli uomini che la fanno. Nella routine giornaliera della compagnia di artificieri Bravo di stanza in Iraq, c'è tutta la follia, l'insensatezza e l'alieno straniamento di questa guerra inutile che non piace a nessuno. The hurt locker ha il grande merito di mostrarci con grande sincerità ed imbarazzante candore la psicologia di chi è laggiù a difendere qualcosa che forse non capisce, non tralasciando di descrivere il fatto che spesso per questi uomini la guerra diventa una vera e propria droga. Affastellando scene di tensione ed azione girate e montate con grandissimo polso e grandissima perizia, The hurt locker si avvia alla sua degna conclusione, descrivendo con toccata partecipazione, un'intera generazione di uomini che spesso non si sentono ancora tali, l'affresco di un paesaggio lunare abitato da uomini, donne e bambini, che scrutano, spesso senza capire. Grande film, grandissima Kathryn Bigelow, vorrei solo che facesse più film.
LA SCENA CHE VALE IL FILM
Linizio è un grandissimo esempio di cinema, così come il pre finale.
VOTO
Se avete da 00 a 13 anni: Assolutamente no, n.c.
Se avete da 13 a 20 anni: Figo, 7
Se avete da 20 a 30 anni: Bello, 7,5
Se avete da 30 a 40 anni: Veramente bello, 8
Se avete da 40 anni in su: Importante, 7,5
Se avete da 00 a 13 anni: Assolutamente no, n.c.
Se avete da 13 a 20 anni: Figo, 7
Se avete da 20 a 30 anni: Bello, 7,5
Se avete da 30 a 40 anni: Veramente bello, 8
Se avete da 40 anni in su: Importante, 7,5
The hurt locker (Usa 2008)
Regia di Kathryn Bigelow
Con Jeremy Renner, Brian Garaghty
Trailer originale di The hurt locker
Trailer italiano di The hurt locker
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Drama
ANIMANERA: Coraggioso
Non c'è che dire ci vuole molto coraggio per parlare di pedofilia, soprattutto in Italia, paese talmente cattolico e benpensante che appena sospetta che l'integrità dei propri bambini venga intaccata, scende in piazza, fa crociate, brucia carriere di insegnanti e cancella programmi televisivi, salvo poi ritrovarsi la sera nelle quattro mura domestiche a guardare Maria de Filippi, magari continuando ad ignorare quei figli che si ricorda di avere solo quando si sente in dovere di difenderli. Difficile quindi affrontare un tema così delicato che la semplice parola che lo descrive ha la capacità di zittire quasi tutti, difficile poi parlarne se si decide di farlo cercando di descrivere il pedofilo come un malato, come una persona normalissima con un problema psichiatrico enorme. Animanera tenta tutto questo, a tratti riuscendoci e a tratti no, efficace quando si concentra sulla figura del pedofilo, ma estremamente scolastico nella messa in scena delle indagini. Una regia a tratti molto televisiva, di certo non aiuta, a volte sembra di trovarsi di fronta l'ennesimo episodio di una delle tristissime serie italiane. Gli attori sono piuttosto efficaci (ho un problema personale di intolleranza verso Luca Ward) e altrettanto si può dire del reparto tecnico, così anche se qua e là qualche scivolone c'è (i genitori del piccolo Andrea sono troppo esagerati, quasi delle macchiette) il film arriva dritto ad una bella conclusione senza sconti, senza idiozie e con una sequenza finale da lacrime vere. Ancora complimenti per il coraggio. Da vedere per riappacificarsi col cinema italiano.
LA SCENA CHE VALE IL FILM
Il bel finale, francamente commovente.
VOTO
Se avete da 00 a 13 anni: Assolutamente no, n.c.
Se avete da 13 a 20 anni: Solo dopo i 18 anni, 5
Se avete da 20 a 30 anni: Non male, 6,5
Se avete da 30 a 40 anni: Coraggioso, 7
Se avete da 40 anni in su: Importante, 7,5
Se avete da 00 a 13 anni: Assolutamente no, n.c.
Se avete da 13 a 20 anni: Solo dopo i 18 anni, 5
Se avete da 20 a 30 anni: Non male, 6,5
Se avete da 30 a 40 anni: Coraggioso, 7
Se avete da 40 anni in su: Importante, 7,5
Animanera (Italia, 2007)
Regia di Raffaele Verzillo
Con Antonio Friello, Luca Ward, Giada Desideri.
Trailer di Animanera
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Drama
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