IL GRANDE SOGNO: Meriti e demeriti
Placido è un ottimo attore, ma anche un solido regista, uno che se vuole e se gliene viene data la possibilità sa costruire grande cinema, basta guardare Romanzo Criminale. Il grande sogno è purtroppo un film riuscito a metà, un'occasione mancata. Se da un lato si discosta dalla solita tematica trita e ritrita della ricerca dell'amore e la felicità a tutti i costi, così cara al cinema di casa nostra, dall'altro, cercando di descrivere l'odissea del '68, sfiora senza approfondire, accenna senza mai entrare veramente nel merito, tocca senza mai colpire. Alcune sequenze hanno un grande respiro cinematografico (le manifestazioni e le cariche della polizia), altre hanno il gusto della sveltina in macchina (il pestaggio del poliziotto), regalando al pubblico un film altalenante e discontinuo, troppo impegnato a raccontare tutto e tutto in una volta. Che in due ore di pellicola si passi dall'occupazione delle università, al lancio delle prime bombe molotov, lascia nello spettatore la straniante sensazione di essersi perso qualcosa, causa l'eccessiva fretta con cui succede tutto. Detto questo, vorrei affrontare un discorso piuttosto spinoso che riguarda il cinema italiano e gli attori che lo infestano. Ma porca paletta, è mai possibile che nel mio paese, ultimamente, si producano solo film con Riccardo Scamarcio e Luca Argentero? Per carità non ho nulla contro di loro, li trovo entrambi piuttosto bravi, il problema invece è piuttosto il modo in cui il nostro cinema sfrutta fino alla nausea i pochi volti noti che partorisce. Per un periodo ci siamo trovati Luigi LoCascio anche nella minestra, poi Tony Servillo era diventato nostro vicino di casa, adesso Laura Chiatti è diventata nostra collega d'ufficio, Scamarcio il nostro panettiere e Argentero il nostro benzinaio. Il problema è che appena un attore funziona e piace al pubblico, allora lo si spreme come un limone, facendogli interpretare qualsiasi cosa venga prodotta sotto il sole del bel paese. Mi sembra che questa infame tendenza sancisca l'ennesimo de profundis per un cinema che è ormai lo spettro di se stesso, in balia di cinepanettoni, commedie garbate ma troppo esili, drammoni tronfi ma di cartapesta e pochi bei film d'autore. Invece di preoccuparsi della ricerca della felicità attraverso l'amore, sarebbe bello che il nostro cinema si concentrasse sulla ricerca della qualità attraverso un bel bagno di umiltà. Per carità, il cinema italiano è stato grande, ma badate bene, ho usato il verbo al passato e di certo non è un caso.
LA TRAMA IN DUE PAROLE
Amori, speranze, promesse, tradimenti, violenza e sogni della generazione che visse il '68.
LA SCENA CHE VALE IL FILM
Sicuramente la manifestazione davanti all'ambasciata americana.
VOTO
Se avete da 00 a 13 anni: Non ho capito niente, 3
Se avete da 13 a 20 anni: Ho capito poco, 5
Se avete da 20 a 30 anni: Non male, 6
Se avete da 30 a 40 anni: Peccato, 6
Se avete da 40 anni in su: Troppi ricordi, 8
Il grande sogno (Italia 2009)
Regia di Michele Placido
Con Jasmine Trinca, Riccardo Scamarcio, Luca Argentero.
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Drama
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