Ebbene sì, mi sono dato ai documentari. Ho appena finito di postare la recensione del meraviglioso Jesus Camp e ora mi ritrovo a parlare di un altro documentario. Purtroppo si tratta di un film di tutt'altro spessore, sia dal punto di vista estetico che dei contenuti. Videocracy è infatti una delle più grandi bufale che vi possa capitare di vedere in questo periodo. La sensazione è quella di un'accozzaglia di immagini senza capo ne coda, una rassegna di concetti buttati lì, per incantare un manipolo di allocchi con un unico comune denominatore, l'odio per Silvio Berlusconi. Non che ci sia nulla di male sia chiaro, anzi, ma risulta incredibile ed irritante pensare che si possa fare un intero film su questo sentimento. Perchè diciamolo chiaramente, Videocracy si propone di raccontare la tv italiana e invece a malapena riesce a dare una superficiale descrizione di alcuni discutibili personaggi che vi gravitano attorno. Chi scrive non ha trovato divertente il ritratto di Ricky, giovane operaio con la passione per il karate e Ricky Martin, determinato a diventare famoso a tutti i costi, perchè il ritratto in questione è talmente abbozzato da risultare superfluo. Per non parlare del cellulare di Lele Mora che diffonde le note di "Faccetta nera", del soporifero apologo sulla fotografa dei Vip e del gratuito inserto della canzone "Meno male che Silvio c'è", messo lì per far sorridere gli spettatori di sinistra. Perchè qui, sia chiaro una volta per tutte, la sinistra e la destra non centrano, non si parla di politica, ma di televisione. Allora cosa avrebbe dovuto raccontare questo documentario per soddisfare l'esigente palato del sottoscritto? Semplice, per esempio avrei gradito sentire qualche parola sulla tanto amata mamma Rai, sul dilagare degli spot anche nella tv pubblica, sull'imbarbarimento dei programmi in generale (non scordiamoci che anche in casa Rai i reality fioccano). Mi sarebbe piaciuto udire un commento sull'informazione a pagamento, sui programmi fuorvianti e dannosi (l'apocalisse predetta da Giacobbo ne è un ottimo esempio) e in ultimo avrei apprezzato che ci si occupasse della massiccia presenza di calcio giocato e parlato sui nostri teleschermi, termometro di un malessere che va a braccetto con l'ignoranza. La tv è lo specchio di un paese, così come lo sono i politici che lo rappresentano, smettiamo di comportarci come se il problema sia solo Berlusconi, lui è solo l'effetto, ma noi ne siamo la causa.
LA TRAMA IN DUE PAROLE
Pistolotto ad effetto sulla relazione tra Berlusconi e la tv.
LA SCENA CHE VALE IL FILM
Se c'è non l'ho vista.
L'ANGOLO DELL'INTRIGANTE NOZIONISMO
Erik Gandini, il regista, è già stato responsabile in passato di un prodotto altrettanto discutibile chiamato Surplus. Il documentario in questione, che poteva contare almeno su di un montaggio azzeccatissimo, si preoccupa di portare avanti la tesi che stiamo gettando alle ortiche le nostre vite. Per dimostrare questo concetto il buon Gandini tenterà di tutto, mettendo insieme nello stesso calderone Fidel Castro, le bambole gonfiabili e i manager Microsoft... delirante.
VOTO
Se avete da 00 a 13 anni: Vietatissimo, n.c.
Se avete da 13 a 20 anni: Fighissimo, 7
Se avete da 20 a 30 anni: Boh?, 5
Se avete da 30 a 40 anni: Boh, 4
Se avete da 40 anni in su: Boh, 3
Se avete da 00 a 13 anni: Vietatissimo, n.c.
Se avete da 13 a 20 anni: Fighissimo, 7
Se avete da 20 a 30 anni: Boh?, 5
Se avete da 30 a 40 anni: Boh, 4
Se avete da 40 anni in su: Boh, 3
Videocracy (Italia 2009)
Regia di Erik Gandini
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