FAME: La necessità del sudore
La domanda che attanaglia la mente di tutti coloro che amano il cinema, lo respirano e lo vivono è la seguente: C'è bisogno dei remake? Fateci caso, ultimamente la moda di rifare film già fatti sta assumendo proporzioni endemiche. Nessuno si salva dal remake, commedie, horror, musical, a volte con risultati imbarazzanti, si decide di riportare in vita un'icona, di riproporre una tematica. Fame si colloca su questa linea e subito viene naturale fare dei confronti con l'originale ottimamente diretto da Alan Parker. Se alcune cose cambiano (un archetipo come Leroy non c'è e francamente suonerebbe un pò inverosimile nel 2009) altre fondamentali restano le stesse ed è proprio a queste che si deve guardare per capire il fulcro del film. Mi spiego. Non è un segreto per nessuno che da qualche anno a questa parte il grande ed il piccolo schermo sono stati invasi da film e programmi basati principalmente sul canto e la danza. Abbiamo visto passare in rassegna pellicole come Step Up 1 e 2 (attenzione è già stato annunciato il 3), Honey, Save the last dance, Le ragazze del Coyote Ugly e ultima in ordine di tempo la tanto amata/odiata Hannah Montana. Di contro lo schermo di casa è stato letteralmente invaso da un branco di Amici inetti capitanati da Maria De Filippi, a cui è seguito un programma mostro come X-Factor dedicato esclusivamente al canto. Il massimo comune denominatore di queste pellicole e di questi programmi in generale è l'assurda convinzione che il talento sia una dote divina, distribuito con cautela ed alimentato dal sacro fuoco della passione. Nulla di più sbagliato. Fame (sia l'originale che il remake) arriva proprio al momento giusto per mettere i puntini sulle i. Il successo si può ottenere solo lavorando duro con sudore, lacrime e sangue, il talento da solo non è sufficiente, non lo è mai stato e non lo sarà mai. Questo è l'assunto del film, una doccia gelata per l'ego di chiunque abbia deciso che basta saper cantare o ballare bene per poter riuscire nella realizzazione di un sogno. In Fame si assiste alla parabola di un gruppo di ragazzi determinati a sfondare nel mondo dello spettacolo, la novità è rappresentata dal fatto che non tutti giungeranno alla fine di questo percorso, ma alcuni cadranno lungo la strada. Il grande merito del film è proprio quello di mostrarci che il talento da solo è inutile, ma ci vuole tanto lavoro e costante esercizio. Fame dunque arriva al momento giusto e nel posto giusto, un paese come il nostro in cui si è fatta largo la convinzione che il lavoro e lo studio non siano indispensabili, ma basti apparire ed esserci, per riuscire nella vita, magari partecipando a uno dei tanti reality imbecilli. Abbiamo perso per strada il senso del lavoro e del sudore, abbiamo perso una parte di noi stessi, cerchiamo di non permettere che accada ai nostri figli. Se poi un film può darci una mano in questo senso, allora è il benvenuto.
LA TRAMA IN DUE PAROLE
La vita nell'Accademia di arti drammatiche di New York, ora come allora solo alcuni arriveranno fino in fondo.
LA SCENA CHE VALE IL FILM
Il saggio finale. Un momento di grande emozione, ora come allora.
VOTO
Se avete da 00 a 13 anni: INDISPENSABILE, 10
Se avete da 13 a 20 anni: INDISPENSABILE, 10
Se avete da 20 a 30 anni: Molto Carino, 7
Se avete da 30 a 40 anni: Carino, 6
Se avete da 40 anni in su: Carino, 6
Fame (Usa, 2009)
Regia di Kevin Tancharoen
Con Naturi Naughton, Anna Maria Perez de Tagle, Kelsey Grammer, Kay Panabaker
E per tutti i nostalgici, ostinati ed inguaribili romantici, ecco il video di Irene Cara della canzone originale del film.
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Commedia/Musical
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